Saranno esposte – grazie alla disponibilità degli eredi e dei collezionisti –  venticinque opere  di Adriano Alloati (1909-1975), Stefano Borelli (1894-1962), Leonardo Bistolfi (1859-1933); riguardo a Tancredi Pozzi (1863-1924)  e ad Annibale Galateri di Genola (1864-1949) saranno in mostra fotografie d'arte scattate da Fratel Lorenzo Orlandini a Torino e a Bassano del Grappa.

                                                                                                                                              presentazione

 

             Giunto alla quinta stagione culturale , 2014/2015, il Collegio San Giuseppe, vocato all'istruzione dei bambini e dei giovani, prosegue nel programma di apertura all'esterno per una estensione a tutto il pubblico di proposte culturali di alto profilo, volte alla scoperta o alla riscoperta di aspetti meno noti  o "di nicchia" della cultura piemontese, con riflessi in ambito nazionale e internazionale, soprattutto per quanto concerne la cultura artistica.

            In particolare in quest'occasione ci si  sofferma su scultori di grande personalità, il cui nome è forse oggi un po' appannato dall'evolvere delle concezioni estetiche e forse anche da un diminuito interesse per la scultura, arte fisicamente "ingombrante", costosa, per certi versi ancor meno compresa della pittura da parte del pubblico.

            Si va dunque – se si considerano le date biografiche  degli artisti esposti – dal 1859 al 1975, e,  per quanto concerne la produzione artistica, grosso modo dal 1880 agli anni Sessanta del '900. Dunque un arco di tempo che comprende il tardo Romanticismo, celebrativo della storia e dei destini d'Italia appena unificata e insieme attraversato dalle inquietudini del Verismo e del Decadentismo, al ripensamento totale e per certi versi drammatico del fenomeno artistico che il Novecento ha compiuto anche per ragioni storiche e culturali: l' Italia e l' Europa annoverano fra le esperienze storiche e culturali due conflitti mondiali,  l'affermarsi di una cultura non più accademica e riservata alle classi abbienti e colte, attenta invece alle masse, l'apertura alle esperienze d'Oltreoceano e alle culture estremorientali e al folklore antropologicamente inteso, a nuove scienze, che indagano l'intimo dell'individuo e i procedimenti percettivi e cognitivi.  L'arte tutta – e in particolare la scultura – ne risentì alquanto sia nelle espressioni, sia nelle variazioni del favore e dell'attenzione del pubblico. In parte si adeguò, intraprendendo nuove strade per quanto riguarda sia la forma (dalla figura e dalla scena accademicamente interpretate all'Astratto) sia la materia (dal bronzo e dal marmo alle materie plastiche e alle resine,  alla lamiera, al ferro saldato al cannello ossidrilico…), sia l'idea stessa di Arte e di Artista.

            Gli scultori documentati in mostra restano, per quanto riguarda l'aspetto tecnico e formale,  nella tradizione del bronzo e del marmo, dell'atteggiamento eroico proprio anche del Teatro e della Poesia di ascendenza romantica, come è evidente per il  Galateri e per Tancredi Pozzi, della tradizione formale accademica sostenuta tuttavia da un afflato ispiratore, mai di maniera come nel Borelli, ma è significativo il fatto che Adriano Alloati, figlio d'arte - e di un padre tanto illustre, esponente della tradizione -  abbia inteso quasi liberare il pesante bronzo dalle leggi della gravità ed abbia voluto aggiungere in una fase della propria opera il movimento  alle sculture: una sorta di "rivoluzione" analoga a quella compiuta decenni avanti dal Bistolfi,  che all'interno dell'arte tradizionale seppe introdurre con straordinaria efficacia le meditazioni crepuscolari e decadenti sul senso dell'esistere e sulla dimensione altra, sull'effimero esserci, sul ritorno della materia alla materia, anche se essa ha saputo dar forma all'Idea.  

                                                                                 Francesco De Caria

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