La mostra costituisce un omaggio ad una personalità di rilievo del panorama artistico e culturale del Novecento, in particolare a Torino, in un periodo in cui la capitale subalpina ha rivestito un ruolo primario nell’ ambito nazionale e internazionale come laboratorio di avanguardie e sperimentazioni di grande momento.
Lo sguardo penetrante dell’Artista ha potuto osservare direttamente l’evolversi dell’arte dal tardo Liberty, al Déco, al Futurismo, all’arte degli anni Trenta con la lezione casoratiana, alle manifestazioni artistiche di Novecento e poi le “avanguardie” del secondo dopoguerra, l’interesse per le arti estremorientali, già manifestatosi dalla fine dell’Ottocento e nel Liberty.
E’ fra gli allievi dell’Albertina ai tempi di Giacomo Grosso; è stata significativa pittrice di paesaggio e di natura morta, quest’ultima soprattutto elaborata secondo il gusto del secondo futurismo e, alla fine della carriera artistica, più fedele al vero nelle forme, tuttavia caricata di significati e presenze particolari. E’ stata sino all’ultimo apprezzata ritrattista.
Anche l’arte applicata fu tra le sue esperienze, in particolare come figurinista e come allestitrice delle “vetrine” della “Gazzetta del Popolo” gloriosa testata torinese. E come autrice di “bambole”, caricature in panno lenci e stoffe di tipi e personalità.
Durante tale esperienza conobbe Eugenio Colmo, “Golia”, uscito da un momento tragico, la morte della prima moglie Lia Tregnaghi, splendida figura del bel mondo, benefattrice nella scia della fattiva beneficenza torinese, e poi la distruzione dello studio. Di Golia la Besso fu seconda moglie, trattata con grande affetto, ma con una sorta di senso paternalistico che nelle caricature affiora: fu lui a soprannominarla Gio’. Di Golia fu eccezionale compagna nell’arte con la creazione dello studio GoBes, interlocutrice che seppe mantenere una propria autonomia, e infine amorevole “infermiera”. Lo Studio era sede di un corso di perfezionamento: fra gli allievi di Gio’ e di Golia, Marazia e Giorgetto Giugiaro.
Dopo la morte di Colmo nel 1967, Gio’ si dedicò a tenere viva la memoria di lui e del fratello Giovanni, illustre pittore, con conferenze, articoli, la cura del volume “Il mondo di Golia”. E mantenne l’abitazione-studio di Corso Regina 101. Quando dovette lasciare quel salotto della cultura torinese, si trasferì a Torre Pellice presso Guy e Samy Odin che la assistettero sino alla fine. Quando Gio’ morì, gli Odin si trasferirono a Parigi, dove realizzarono il Musée de la poupée, coi materiali che Guy – un artista della fotografia – aveva raccolto. In questo secondo trasloco molto andò scomposto e disperso. Parte di tale archivio è confluita nelle “Raccolte De Caria Taverna” che ora doverosamente dedicano questa mostra e il catalogo a una protagonista, ancor da riscoprire e valorizzare compiutamente, del mondo dell’arte e della cultura di Torino.
In mostra – e sul catalogo per buona parte – opere di tutta la carriera artistica di Alda Besso, da quelle giovanili che risentono della lezione accademica e poi casoratiana, paesaggi e nature morte, ritratti, alla fase geometrica e dei Motivi decorativi, un inedito o seminedito crediamo, ai progetti di decorazione, al ritratto, alla natura morta e agli interni delle “sensazioni”, provenienti dalle “Raccolte De Caria Taverna” in massima parte e poi da Marazia Magliocca Parenti e da Andrea Barin.

 -ooOoo-

A cura di Alfredo Centra, Francesco De Caria, Donatella Taverna

Quaderno catalogo n.2 della 3^ serie ed. Collegio S. Giuseppe a cura di Alfredo Centra, con documenti, testimonianze e saggi di Francesco De Caria e Donatella Taverna

DOCUMENTAZIONE

RECENSIONI

 

Esci Home