L’Idea e la Materia:

Sculture di Giovanni Taverna

(Alluvioni Cambiò 1911-Torino 2008)

Inaugurata presso le sale del Collegio San Giuseppe, via S. Francesco da Paola 23, il 19 aprile 2012 alle 17.30, con presentazione delle Autorità patrocinatrici e degli organizzatori; resterà aperta sino al 19 maggio con orario: Lunedì –Venerdì 10-12; 16-18.30 e Sabato 10-12.

La mostra propone al pubblico una ventina di opere significative volte a delineare la personalità artistica e il percorso dello scultore alluvionese, ma operante a Torino, dove si trasferì quattordicenne, allievo e poi collaboratore nell’atélier di Bistolfi; quindi artista con studio proprio dal 1933. Fu direttore artistico presso la “Essevì” di Sandro Vacchetti, sino a quando le vicende belliche distrussero la fabbrica, la cui produzione ceramica aveva anche risentito delle leggi di limitazione dei beni di lusso per le necessità belliche.

Sono riservate inoltre sezioni dedicate alle principali fasi della esecuzione di un’opera di scultura, con materiali dello Studio dell’Artista e ad un profilo essenziale del milieu culturale in cui l’opera del Taverna si sviluppò.

Nato ad Alluvioni Cambiò in provincia di Alessandria, territorio assai fecondo di personalità artistiche, nella famiglia di un raffinato ebanista, fu dapprima allievo di Mina Pittore, quindi quattordicenne venne a Torino, dove frequentò lo studio di Stefano Borelli, prima di entrare nell’atélier di Leonardo Bistolfi, grande personalità che segnò un’epoca della nostra scultura, fra Idealismo e Simbolismo. Il servizio militare che tra varie vicende ebbe la durata di sette anni trascorsi in varie zone in Italia, in Africa, in Jugoslavia lo tenne lontano dal panorama artistico torinese, nel quale comunque tornò ad inserirsi come scultore e come direttore artistico – progettista – delle prestigiose ceramiche della ESSEVI di Sandro Vacchetti, ditta presso la quale era impiegata come pittrice Margherita Costantino, che aveva seguito studi all’Accademia, con la quale si sarebbe unito in matrimonio nel 1942. Durante il periodo bellico tenne studio a Genova, sia pur per breve periodo. Quindi rientrò a Torino.

Eseguì vari monumenti pubblici, opere funerarie, commemorative, ritratti, nonché terrecotte e bronzi. Si ricordano - fra le opere pubbliche - il Monumento ai Caduti di Sale Alessandrino, il Monumento all’Alpino di Leynì, il Monumento al migrante per la Città di Pittsbourg. Un ritratto dell’intellettuale torinese Giuseppe Pacotto è ai giardini Cavour a Torino. È’ autore del busto del Ministro Soleri in Montecitorio. La committenza privata annovera varie industrie piemontesi e lombarde, fra cui la FIMET e le ferriere Stefana di Brescia.Partecipò attivamente al dibattito culturale della città e della regione e si prodigò per il restauro di opere al Museo del Risorgimento di Torino e al Museo del Paesaggio di Pallanza, dove provvide alla risistemazione dei gessi della raccolta Troubetzkoy con la collaborazione di Emanuele Gonetto, formatore. Godendo della fiducia della figlia dello scultore Davide Calandra, provvide ad una prima organizzazione della raccolta che sarebbe stata alla base del Museo di Savigliano. Dedicò bronzetti e terrecotte a vari temi, a Danzatrici in particolare, ma anche ad aspetti di un’umanità sofferente, come Pugile, Maternità vietnamita, il pugile pesto, la madre in disperata fuga col figlioletto in braccio di fronte agli orrori della guerra… Ma tenne sempre fede ad una dimensione ideale della realtà, mai scomposta, anche allorché fissa momenti tragici. Sintesi della sua visione del mondo, che sa intravvedere un ordine anche nel momento più drammatico, può essere considerato il Cristo sindonico, un viso in bronzo del Cristo, tratto dalla Sindone, ma ispirato alla compostezza di volti di ascendenza rinascimentale o – meglio – del Gotico più maturo.Collaborò anche con importanti istituzioni culturali e con personalità note del panorama culturale di Torino.

 DOCUMENTAZIONE
  • Catalogo
  • Invito e comunicato stampa
  • Il Nostro Tempo
  • Spaziatore
     

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